Retinopatia diabetica: cosa fare?

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di Nello Cristaudo

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Una delle principali cause di cecità è data dalla retinopatia diabetica, una complicanza del diabete che interessa l’occhio e i suoi apparati.  Su questa grave patologia, che ahimè colpisce molte persone in quanto il mondo dei diabetici cresce sempre più,  abbiamo avuto il piacere di porre alcune domande al dottor Antonio Randazzo, di Catania, specialista in malattie della retina di interesse chirurgico, con particolare attenzione rivolta nella cura del distacco di retina, malattie dell’interfaccia vitreo retinica, forme chirurgiche della retinopatia diabetica, complicanze chirurgiche della maculopatia legata all’età (DMLE), complicazioni della chirurgia della cataratta, specializzatosi oltre che all’Università di Catania anche all’estero in Francia, Usa e Inghilterra. Un valido ed eccellente giovane professionista, formatosi nelle più prestigiose scuole oftalmologiche europee e americane che si ha l’opportunità di poter consultare in loco senza fare i famosi viaggi della speranza, cui spesso, ci hanno abituato a fare.

Come dicevamo, a lui abbiamo posto alcune domande che di seguito indichiamo.

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Dottor Randazzo ci descrive in parole semplici cos’è la retinopatia diabetica e cosa comporta?

La retinopatia diabetica è una delle prime cinque cause di cecità in Europa. Il suo trattamento esige una stretta collaborazione tra l’oculista, il diabetologo ed il medico curante. Per parlare di retinopatia non ci si può esimere dal rapportarla con il diabete e, quindi, fare un salto in questa grave malattia che colpisce purtroppo molte persone. La prevalenza del diabete in Italia è stimata intorno al 3-4% della popolazione ed aumenta con l’età e il 90 % dei pazienti presentano il diabete di tipo 2. Si pone diagnosi di diabete quando per due volte la glicemia a digiuno è superiore a 1,26 g/l. Una volta diagnosticata la malattia si valuta l’emoglobina glicosilata (HbA1c) che definisce l’equilibrio glicometabolico degli ultimi 3 mesi, questo valore non deve superare il 7%. Se l’HbA1c supera il valore del 7%, o se il diabete è mal equilibrato, si va incontro a complicanze riguardanti principalmente i reni, gli occhi e il piede.

Per quanto attiene l’occhio, quali sono i danni che provoca il diabete?

A livello oculare la complicanza più frequente è la retinopatia diabetica. A livello capillare il diabete provoca un edema retinico che è responsabile di un calo della vista e delle aree d’ischemia. Questi territori retinici ischemici a loro volta favoriscono la retinopatia diabetica proliferante, in cui dei neovasi estremamente fragili, crescono all’interno dell’occhio provocando emorragie intraoculari, ed in fase terminale, il distacco di retina trazionale e glaucoma con conseguente perdita irreversibile della vista.

Quindi a questo punto è importante seguire il paziente diabetico, ma come farlo?

Per valutare la retinopatia diabetica è indispensabile una visita oculistica annuale ed altri esami come la foto del fondo dell’occhio, la tomografia a coerenza ottica (OCT) volgarmente detta TAC dell’occhio e la fluoroangografia. Per tutti i diabetici la foto del fondo oculare è indicata durante ogni visita oculistica, l’OCT e la fluorangiografia, invece, si effettuano alla comparsa della retinopatia diabetica: tali esami sono da ripetere nel tempo in base all’evoluzione.

Come curare la retinopatia diabetica?

Il trattamento mira ad ottenere un valore di emoglobina glicosilata inferiore al 7%, una pressione sanguigna inferiore a 130/80, valori lipidici e peso corporeo corretti. Si ricordi che il fumo di sigarette è considerato come il più importante fattore di rischio per la progressione della retinopatia diabetica.


Per quanto riguarda il trattamento della retinopatia diabetica, si deve agire con il laser Argon, se si presentano aree di ischemia, o con punture intraoculari (Anti-Vegf o cortisonici) in presenza di edema maculare centrale. La maculopatia diabetica, invece, è molto difficile da trattare perché risente molto dell’equilibrio del diabete e talvolta i pazienti hanno bisogno di regolari iniezioni intraoculari o ripetute sedute laser. In presenza di una ischemia maculare la vista resta comunque insoddisfacente. Per le emorragie endovitreali e distacchi di retina trazionali, il trattamento consiste in un intervento chirurgico chiamato vitrectomia in cui è possibile associare il laser o asportare membrane retiniche e neovasi. Tale intervento oggi si esegue con tecnica mini-invasiva, in anestesia locale e con brevi tempi di recupero.

Il trattamento laser è doloroso?

R. In genere la terapia laser è ben tollerata ed il paziente avverte il fastidio dei lampi luminosi che si generano quando parte l’impulso laser. A volte, comunque, specialmente durante la panfotocoagulazione, si può provare una vera e propria sensazione dolorosa. Questa in genere non comporta l’interruzione del trattamento. In ogni caso in situazioni estreme si può ricorrere ad una anestesia locale.

Ci sono altri fattori che interferiscono con il danno retinico?

Altri fattori che possono avere un effetto negativo sulla progressione del danno retinico sono l’ipertensione arteriosa e l’insufficienza renale.


Da quanto abbiamo capito,  per curare bene la retinopatia diabetica, è necessario avere un buon rapporto sistemico con la glicemia, mantenendola con valori più bassi possibili, cercando di adeguare i dosaggi in modo di posticipare le complicanze di una glicemia piuttosto alta. Inoltre, si può migliorare l’acuità visiva dopo trattamento laser, specialmente se questo viene eseguito tempestivamente. Quindi una diagnosi precoce aiuta molto a combattere questa malattia: è bene comunque precisare che ricerche condotte su grandi numeri di diabetici hanno dimostrato che il trattamento riduce in maniera chiara il rischio di un importante peggioramento nel tempo. Da qui la necessità di agire presto quando il pericolo del peggioramento diventa significativo.

Quello fin qui detto potrebbe indurre a pensare  che il diabete sia sinonimo di un grave danno visivo. In realtà lo scopo di questo articolo è quello di far capire che il diabete va preso sul serio e che proprio facendo così si riescono a limitare notevolmente le sue complicanze. La collaborazione tra il Medico curante, il Diabetologo e l’Oculista è la carta vincente per superare i possibili problemi associati alla malattia. Il Medico curante rappresenta il punto di riferimento per la gestione del programma terapeutico impostato.

Esso gestirà in particolare i controlli intermedi tra quelli stabiliti dall’Oculista e dal Diabetologo, prescriverà i farmaci necessari, valuterà l’opportunità, qualora necessario, di aggiustamenti posologici, vigilerà sull’eventuale insorgenza di effetti collaterali e sarà un consulente competente per l’impostazione della dieta e dello stile di vita.

A lui dovrà essere riferito ogni nuovo sintomo o segno che dovessero comparire, allo scopo, principalmente, di individuare precocemente se ciò deriva dal diabete o sue complicanze, ovvero se quanto accusato è invece da riferire ad altra patologia o a fatti che da un punto di vista clinico risultano trascurabili.

Ringraziamo il Dottor Antonio Randazzo per la cortesia usataci e per la sua chiarezza nell’esporre un argomento abbastanza ostico rendendolo, invece,  di facile comprensione anche a chi non ha dimestichezza con i termini medici.

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